21 novembre 2014 – Convegno
Venerdì 21 Novembre 2014
ore 10:00
giornata di studi:
LE VIE DELLA MUSICA SACRA
NELLA FIRENZE BAROCCA
10:00 – Apertura dei lavori
Direttore dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra
Presidente dell’Associazione Culturale
“Coro del Duomo di Firenze”
Saluto di S.Em.Rev.ma il Card.Giuseppe Betori
Arcivescovo di Firenze
Introduzione dei lavori
Direttore del Conservatorio “Luigi Cherubini”
Flora Gagliardi
10:30 – Aspetti della monodia spirituale da camera nella Firenze di primo Seicento
Maddalena Bonechi (Università degli Studi di Firenze)
Nel primo trentennio del Seicento, sulla scia delle Nuove Musiche stampate a Firenze da Giulio Caccini (1602), a fianco del nascente melodramma godette di un suo sviluppo autonomo e parallelo il variegato filone della monodia da camera che non esigeva gli spazi e le spese del teatro e che conobbe una larga diffusione sul mercato editoriale fiorentino. Tale repertorio era costituito da brani a una o due voci con accompagnamento di basso continuo, spesso editi con i titoli generici di Nuove musiche, Varie musiche, Musiche a voce sola. Se la maggior parte di queste sillogi racchiudeva brani di carattere profano, una parte meno cospicua ne comprendeva anche di spirituali, su testo in volgare (dunque evidentemente non destinati alla liturgia), le cui tematiche principali si legavano alla nascita e alla morte di Cristo, alla figura della Vergine Maria e a quelle dei Santi. È possibile ipotizzare che la maggior parte di queste musiche fosse destinata agli ambienti delle compagnie religiose, delle confraternite laiche e degli oratori, in particolare all’educazione religiosa dei fanciulli: ne sarebbero una conferma determinate caratteristiche di scrittura musicale e di modalità d’intonazione dei testi, nonché il fatto che spesso gli autori dei brani furono negli stessi anni anche maestri di cappella di alcuni di questi luoghi. In altri casi si può invece supporre che tali composizioni fossero rivolte agli ambienti granducali, dunque eseguite in spazi e modi diversi. Il presente contributo prende in esame e tenta di individuare le caratteristiche e le destinazioni di alcuni brani significativi tratti dalle stampe dei fratelli Marco e Giovanni Battista da Gagliano (1615 e 1623), dalla raccolta di Francesca Caccini (1618) e da quelle di Andrea Falconieri e di Girolamo Frescobaldi (1619 e 1630); quest’ultimi due compositori, seppur non fiorentini, diedero alle stampe proprio a Firenze, dopo avervi soggiornato, musiche spirituali nel “nuovo stile”.
11:00 – L’oratorio musicale nella Firenze medicea
Elena Abbado (Università degli Studi di Firenze)
La ricostruzione della fortuna del genere oratoriale a Firenze è penalizzata dall’esiguo numero di partiture superstiti rispetto ad altre città italiane quali Roma e Modena.
Ne sappiamo però quanto basta per riconoscere che questo genere poetico-musicale riscosse un diffuso successo nel Granducato, e in particolare nella sua capitale, grazie alla rete di compagnie religiose alla cui cura era affidata, fin dal Trecento, l’educazione dei fanciulli. L’interesse per l’oratorio è documentato in particolare durante il lungo regno di Cosimo III (1670-1723) e culmina dal 1690 in poi, con il massiccio aumento di libretti a stampa. La funzione sociale del nuovo genere si accentua dopo la metà del Seicento, con la rapida ascesa a Firenze degli Oratoriani di san Filippo Neri. A cavallo tra XVII e XVIII secolo l’oratorio è apprezzato non solo come fenomeno d’intrattenimento e strumento educativo, ma anche come mezzo di controllo sociale e politico. Tali caratteristiche si riscontrano anche in seguito, col passaggio dalla dinastia medicea a quella lorenese, fino alla soppressione delle compagnie da parte del granduca Pietro Leopoldo nel 1785. Incrociando documenti d’archivio, dati bibliografici e annali di stampa si può tentare una descrizione tipologica del pubblico al quale si rivolgeva l’oratorio e delle modalità di selezione dei brani destinati all’esecuzione.
11:30-11:45 – Pausa
11:45 – L’Archivio della Cappella musicale della SS.Annunziata di Firenze e la sua fortuna tra Sei e Settecento
Paolo Piccardi
La cappella musicale della SS. Annunziata, con il suo prezioso repertorio, nonostante sia da annoverarsi tra i centri di produzione musicale di più antica e prestigiosa tradizione cittadina, fino ad oggi non è mai stata oggetto di uno studio approfondito. Ciò è dovuto principalmente allo stato di totale abbandono in cui l’archivio ha versato per decenni, in seguito all’alluvione del 1966. Le partiture sopravvissute, circa 5.000, sono quasi tutte manoscritte e contenenti musiche composte per l’attività della cappella musicale, coprendo idealmente un arco temporale di oltre sette secoli. Il fondo musicale, che attualmente sta per vedere conclusa la fase di riordino e schedatura, si caratterizza per la continuità e l’unitarietà d’intenti del soggetto produttore, finalizzate alla costituzione di un repertorio esclusivamente ad uso e consumo interno alla cappella della SS. Annunziata. Numerose, infatti, sono le partiture autografe e sconosciute, tra le quali, spiccano, accanto a compositori minori legati esclusivamente all’attività della Basilica, unici esemplari autografi di grandi maestri italiani. Grazie ad una prima e generale analisi delle composizioni, e dallo studio incrociato di “Ricordanze” e Registri contabili del Convento, ricostruiremo il ruolo di primaria importanza che la Cappella musicale della SS. Annunziata mantenne nella vita culturale fiorentina in special modo tra Sei e Settecento.
12:15 – Osservazioni di stile sul repertorio sacro e liturgico nella Firenze a cavallo tra XVII e XVIII secolo
Umberto Cerini
Nonostante sia stata numerosa a Firenze la presenza di Cappelle musicali attive tra la fine del Sei e l’inizio del Settecento, con particolare riferimento a quelle di San Lorenzo, della SS Annunziata e della Cattedrale, ricostruire oggi i percorsi e le caratteristiche determinanti nell’evoluzione del repertorio liturgico di quegl’anni appare molto difficile a causa della dispersione di una buona parte del repertorio.
Partendo da ciò che di esso ci è giunto, è stato intrapreso uno studio d’analisi allo scopo di definirne comuni denominatori stilistici. Tale elaborazione rientra un progetto pluriennale di studio e trascrizione dai manoscritti, finalizzato alla riscoperta ed esecuzione moderna di alcune opere scelte.
L’indiscutibile legame estetico con la tradizione musicale del passato, tanto nella polifonia, quanto nella musica per organo, appare rielaborato alla luce di alcune consuetudini della tecnica compositiva musicale barocca: l’incontro tra lo stile antico (polifonia a cappella, ispirazione dal canto gregoriano, contrappunto) e alcuni aspetti del gusto musicale del tempo (uso del cromatismo, composizioni solistiche, aspetti “galanti” della letteratura organistica) rappresentano la caratteristica peculiare del repertorio in esame.
12:45 Cantori di San Giovanni
G.B.Comparini (1618-1659)
Paratum cor meum
B.Cerri (1629-1685)
Sanctissima Virgo
G.M.Casini (1652-1719)
O Sacrum Convivium
F.Feroci (1673-1750)
Ave maris stella
Riccardo Torricelli, organo
Umberto Cerini, direttore
13:00 – Pausa pranzo
15:00 Presentazione del film-documentario
“Domenico Zipoli, un musicista tra gli indios”
di Massimo Luconi
Gabriele Giacomelli
interverrà Anna Maria Freschi
Proiezione del Film [ durata: 51′ ]